C’è sempre una distanza tra il consenso e l’immaginazione.
Per esempio quello che noi immaginiamo essere la realtà delle cose ed a cui diamo dei nomi che la identificano. Molto spesso corrisponde alla narrazione comune, poichè non è stata soggetta ad una rielaborazione; ma accettata passivamente.
Per esempio ci dicono che lo stato funziona come una famiglia. Se un padre investe su di un figlio è perchè lo considera meritevole.
Ma se riflettiamo, lo stato si comporta più che altro come una madre estremamente ricca e generosa, da tutto ai suoi figli.
Sicuramente una madre non si aspetta neanche un grazie di ritorno ma non è certo così sprovveduta da pensare che tutto è dovuto ai suoi figli.
E questo è il problema del politico intelligente, il consenso.
In un paese democratico, il consenso, è la cosa più importante, poichè nelle dittature viene estorto a forza o per lavaggio del cervello. Nelle dittature, dove altri usano, sfruttano , il nostro cervello, noi ci sentiamo bene senza capire. Mentre nelle democrazie, noi, arranchiamo nel tentativo di sfruttare il nostro cervello, senza intermediari.
La democrazia comincia quando tutte le persone sono libere di usare la propria testa e di dimostrarlo, metterlo in pratica.
Dire quello che si pensa è molto difficile, ma purtroppo quella è democrazia. Il resto è tutta immaginazione.
C’è una cosa che è peggio dell’ essere sfruttato ed è non esserlo.